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SCHEDA TECNICA DELLA MOSTRA
Primo evento della stagione di mostre 2015 a Palazzo Frisacco in Tolmezzo (UD); ospite d’eccezione l’artista ebolitano Vincenzo Fiorito dal 22 marzo al 10 maggio 2015.
Titolo PER FILI E PER SEGNI/Io sono la mia storia
Artista Vincenzo Fiorito (Eboli 1952)
Curatore Fabrizio Deotto
Sede evento PALAZZO FRISACCO - via Renato del Din, 7 - Tolmezzo (UD)
Opere esposte 104 lavori (pittura-scultura e assemblages)
realizzati dal 1984 al 2015
CatalogoE20 Progetti Editore / Biella 96 pagine colori € 22
INFO Ufficio comune per le attività culturali
Associazione Intercomunale Conca Tolmezzina
Tel. 0433 487961/87/88
CULTURA@COM-TOLMEZZO.REGIONE.FVG.IT
WWW.COMUNE.TOLMEZZO.UD.IT
WWW.IOSONOLAMIASTORIA.IT
fabrizio@deotto.com Cell.3356419139
Promosso da
COMUNE DI TOLMEZZO - CONSORZIO BIM
EUROTECH spa
- FABRIZIO DEOTTO ART ADVISOR
Comunicato stampa
Nuovo appuntamento con l’arte contemporanea di prima grandezza a Palazzo Frisacco di Tolmezzo (UD) dal 22 marzo al 10 maggio 2015. Ospite d’eccezione della municipalità tolmezzina, fortemente voluto dall’assessorato alla Cultura del capoluogo della Carnia è questa volta Vincenzo Fiorito, poliedrico e importante rappresentante della cultura figurativa contemporanea italiana.
Il progetto “IO SONO LA MIA STORIA”, presentato per la prima volta al Mausoleo de la Bela Rosin di Torino ad aprile dello scorso anno viene rimodulato ad hoc per gli spazi di Palazzo Frisacco ed integrato da una serie inedita di opere (circa trenta tra assemblages e sculture) espressamente realizzate per questa’occasione per un totale di circa un centinaio di lavori.
In risposta a questo invito Fiorito ha pensato e realizzato, a corollario della parte itinerante della mostra, un nuovo ciclo di lavori ed un omaggio al tema delle “Portatrici carniche” con la realizzazione di un’installazione ad hoc in una delle sale di Palazzo Frisacco.
“Coltivo un conservatorismo critico e innovativo, costruisco nel tempo quello che può definire e determinare la mia differenza…” ; questo è il pensiero dell’artista e il percorso del suo fare arte.
Fiorito è uomo che intende l’arte come espressione spontanea e sociale dove manualità e sicuri mezzi espressivi non si coagulano in semplice tecnica ma nell’incontro della mano con il sentimento. La capacità artistica di Fiorito evidenzia il desiderio di cogliere sempre meglio la forma plastica di ciò che vede, delle emozioni ricevute che gli permettono di sottrarsi alla “serialità di un prodotto artistico” raggiungendo con forza e naturalezza un proprio linguaggio espressivo. Senza mode e senza tempo, citazioni colte e riferimenti ai “padri” della cultura figurativa sono solo fondamenta su cui Fiorito va a edificare con vivida immaginazione “composizioni” in cui narra di un’umanità che perpetua i suoi riti; ne interpreta i fermenti, le afflizioni, le inquietudini e le crudeltà di un’epoca che cannibalizza se stessa.
Per fili e per segni.
Fili e piccoli nodi da sciogliere o da annodare e rinforzare; fili per tendere reti e voliere per uccelli o, ancora, impercettibili come una ragnatela che affronta correnti d’aria e resta tesa tra due tronchi in attesa di una preda. In natura tutto è semplice e consequenziale, tutto riporta a un solo scopo: la “sopravvivenza”. In natura difficilmente si perde il filo. Tutto si corregge e prende altre strade oppure gli elementi naturali riportano tutto nel giusto alveo. Per noi umani, nel mondo greco, il modo migliore per esprimere la visione del destino è sicuramente quello del filare o tessere una fibra naturale. L’immagine del destino viene intessuta direttamente dagli dei. La notte genera le Moire, tre divine sorelle che col loro tessere assegnano le parti a noi umani, parti che comunemente chiamiamo sorte. In questo caso i fili sono impedimenti che le mani tentano di liberare oppure assecondare o dirigere. Fili che in qualsiasi momento, con determinazione si possono recidere per formare nuove forme mentali di nuova vita.
Nel labirinto l’artista viaggia nella totale oscurità, che non vuol dire mancanza di bagliori di luce e vagare nell’incertezza, ma camminare su e in un qualcosa di tangibile, concreto, con passi certi, lasciando al suo passaggio impronte definite. La sua è una sperimentazione consapevole, e a ogni stanza percorsa seguendo il suo filo, analizza e rivela l’autenticità e l’oggettività dell’arte, per sua natura immersa in un labirinto, sostituendo ciò che è illogico e irrazionale, con costruzione analogiche, che mettono in evidenza la verità delle cose.
L’artista, anche come uomo, vive immerso in un labirinto di contraddizioni, sempre alla ricerca di un filo risolutore. Non cerca risposte ma pone quesiti, ogni sua opera cerca verità, costruisce interrogativi, li mette a fuoco, indica le sue possibili soluzioni ma a differenza della scienza non impone dettami. L’arte pratica il labirinto, un nomadismo che l’artista assume come metodo. Un grande Lego che scompone e destruttura, attraverso la tradizione si addentra in campi magnetici dove tutto si attrae e si respinge, mondi esoterici; minimalismi e concretismi. Consente di aprire scatole cinesi o vasi di Pandora oppure squarciare tele come Lucio Fontana, e intravedere il reale. Connessioni con approdi imprevedibili verso isole sicure su cui costruire osservatori stabili, su nuovi labirinti che si ripropongono sempre più intricati. L’eterno cambiamento del linguaggio pittorico, avviene solo e unicamente superando la banale visione della realtà. L’artista superando il groviglio per sua natura labirintico, arricchisce la sua ricerca, seguendo sempre con determinazione e caparbietà quel filo che Arianna gli dona per amore dell’arte e gli indica la sempre eterna ricerca di una via di uscita definitiva.
Per fili e per segni, mille o più di mille, un discorso intrecciato con fili di lana per una trama unica che è la mia, la tua, la nostra storia!
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